Post populista e in fondo snob
Il supplente bistrattato da tutti scende le scale chiedendo al preside se il prossimo anno verrà promosso di ruolo, il preside con una serie di scuse burocratico puerili rifiuta, il supplente è triste. Allora lo raggiunge il bidello napoletano che lo consola dicendogli "Professò, ma che gliene importa! Noi dobbiamo scrivere canzoni, io la musica lei il testo, così facciamo i soldi e ce ne possiamo tornare al nord". Il supplente con la faccia triste dice"Sì, forse hai ragione tu. Ciao Peppì", inforca la bicicletta e se ne va.
Il supplente è Carlo Delle Piane, il bidello è Enzo Cannavale, il preside Mario Carotenuto. Il film è L’insegnante di Nando Cicero.
La sequenza sopra descritta è cinematograficamente perfetta: in mezzo a tette, battute orride, doppi sensi dementi, squilibri di sceneggiatura, inquadarature montaggio il discorso riesce per cinque secondi ad elevarsi e ad essere quasi toccante. Emerge un’umanità prima fintamente espressa da peti combustibili e arrapamenti compulsivi spacciati per vicinanza al popolo e ai suoi gusti.
Forse è il principio che una bella pagina siamo tutti capaci di scriverla? E’ un caso fortuito? Mi sono bevuto il cervello (e per fortuna non sono da solo)?
manu
3 Comments
pensavo stessi parlando cripticamente di Berlusconi e Apicella. Besos
e chi lo sa?
L’attore, al termine dell’esibizione al pianobar, esce dalla sala chiedendo al capitano della nave se il prossimo anno potrà fare uno spettacolo tutto suo, in cui lui stesso canta accompagnandosi al piano, oltre a raccontare barzellette. Il capitano, con una serie di scuse burocratico puerili, rifiuta, il cantante/attore è triste. Allora lo raggiunge il posteggiatore napoletano (sulla nave da crociera c’è andato in vacanza, lui!) che lo consola dicendogli “Cavaliere, ma che gliene importa! Noi dobbiamo scrivere canzoni, io la musica lei il testo, così facciamo i soldi e ce ne possiamo tornare al nord”.
E tutto il resto è storia. O noia?