Kill Bill e dintorni
So che Paolo aveva scritto un post ma spinder se l’è mangiato quindi, in colpevole ritardo, cominciamo il dibattito interno ed esterno su Kill Bill. Vi tocca un post palloso e lungo, ma sono di cattivo umore. Non è una scusa ma quasi.
Dopo il primo troncone mi era chiara, anche perché ribadita in ogni dove, l’intenzione di Tarantino, cioè di creare una sotra di summa delle variazioni sul tema vendetta, attingendo a piene pmani dal cinema di genere passato. La scansione in capitoli, di libro, era funzionale a questo: ognuno aveva un proprio "tema" (il massacro, l’uccisione del padre, la donazione dell’oggetto magico), un propria autonomia stilistica e figurativa (addirittura un cartrone animato).
Senza vole proprio prendere sul serio il paragone, una sorta di Ulysses basato però su un archetipo del cinema di genere. E sembrava funzionare: i capitoli avevano confini ben marcati, non erano mai consecutivi o consequenziali logicamente. Un’operazione toerica interessante, una sorta di presa di coscienza del ruolo che il cinema di Tarantino ha avuto negli ultimi anni. Il ruolo si può scegliere (parassita, capostipite, punta dell’iceberg, geniale ideatore), ma l’importante è che Kill Bill fosse una esplicita presa di coscienza.
Si dice un po’ dovunque che Tarantino è godardiano. non sono sicuro di quello che significa, se non che è un bell’aggettivo, ma secondo me va inteso non tanto come decostruzione [prima deviazione: verrà pubblicato prima o poi un Indice del lessico della critica cinematografica, in cui il termine decostruzione, assieme ad altri, sarà bandito, in quanto inteso solitamente come "un film dove si può dire finalmente un po’ quel cazzo che si vuole", e quindi paragonabile alla fede anarchica dei diciassettenni spinellari. FINE], quanto come una politica degli autori fatta negli anni novanta nei confronti degli unici a cui un’opoerazione del genere fosse ancora applicabile. Dunque, registi "di serie B", sottovalutati, criticati, ignorati. Ciò era già stato fatto con Pulp fiction e gli altri film, ma in questo caso sembrava dover’essere l’esplicitazione più cristallina di tutto questo.
Invece il Volume II sembra non sottostare a questa intenzione: la scansione in capitoli rimane, ma molto spesso sforano l’uno nell’altro, c’è un recupero della narrazione lineare, del dialogo esteso (anche se non troppo ficcante) contro il collage pop del primo. Nell’immediato ho provato delusione, perché la grandiosità della summa mi sembrava tradita e scivolata nella confusione e nell’imprecisione. Ma forse il marketing indica una strada possibile. Kill Bill volume II è stato lanciato come "Il nuovo capolavoro di Quentin Tarantino". Come Godard negli anni sessanta, si trova ad essere consumo culturale della cinefilia, o meglio "di chi vuole saperne di cinema". Ma senza allontanarci troppo in question esterne, il problema potrebbe risiedere nell’autore-star Tarantino, uno degli ultimi, assieme a Scorsese, che è un residuato di un "gruppo" che non fa più molto.[seconda deviazione: Bogdanovich gira spot per deodoranti in Canada, come dice Woody Allen che ormai è l’exploitation di se stesso come genere, Malick gira un film ogni vent’anni, Cimino perso nei deliri di onnipotenza, Coppola produce vini e sparge semi sperando che qualcosa venga fuori, Spielberg ormai Grande Autore fa film profondissimi della durata di sei ore in cui mette anche le idee che sono venute al suo gatto]. Insomma, per concludere, non riesce (per fortuna) a creare un gruppo Dziga Vertov, cioè ad andare in fondo alla sua intuizione e intenzione teorica che sembrava trasparire dall’inizio, ma recupera la narrazione, l’energia non solo del classico, ma anche del generi a cui si ispira e da cui prende a piene mani (niente giochini di riconoscimento di citazione, please).
Quindi, se da un lòato cede in chiarezza e metodicità dall’altro recupera una vitalità che nel primo era manifestata soprattutto dall’impatto visivo e dall’impressione di camp. Per questa doppia tendenza, da un lato è un film che non manitene quello che promette, che fa confusione e contraddice se stesso, dall’altra riesce a recuperare, attraverso l’imperfezione, una vitalità e uno stile che sembrano ancora funzionare e a coinvolgere.
Temo di essere stato pesante e poco chiaro, me ne scuso. Uma è la parte più bella del film.
manu
15 Comments
mh interessante
Manu, mannaggia… “poi ti amo, poi ti odio, poi ti apprezzo…”. Bravo. FEDEmc
Ehm… io avrei una domanda semplice semplice. Ovvero: è possibile vedere il Vol.2 senza conoscere il Vol.1? Ok, tutto è possibile, lo so. Allora giro la domanda: è consigliabile vedere i due “volumi” nella giusta sequenza? Grazie in anticipo.
ma alla fine mica ho capito se ti è piaciuto. @latifah: il volume 2 è un film che vive a sé, al di là del primo. secondo me.
Mi sta piacendo di più mentre ci ripenso.
Latifah: guardarli nella sequenza sbagliata secondo me penalizza il primo, ma se vuoi vedere il secondo in sala senza avere visto il primo vai. manu
A me non è piciuto molto. Tutto molto accattivante. L’unica cosa di cui sono certo, però, è che si tratta del film di Tarantino con i dialoghi peggiori.
Mi è sembrato mera superficie (non nel senso buono del termine).
Grazie per i consigli. Magari non vedo nessuno dei due e mi rivedo Jackie Brown…
Attendo fiduciosa il lessico. Ci sarà anche “metafora fallica/vaginale”?
Anche quello sarà compreso, ma devo leggere un po’ di recensioni insopportabili per avere l’irritazione necessaria a compliare il lessico. Ci vorrà un po’. manu
“Ehm… io avrei una domanda semplice semplice. Ovvero: è possibile vedere il Vol.2 senza conoscere il Vol.1? Ok, tutto è possibile, lo so. Allora giro la domanda: è consigliabile vedere i due “volumi” nella giusta sequenza? Grazie in anticipo.”, secondo quello che dice ciaruffoli su pickpocket.it sì, è possibile. Io non lo so, devo ancora vedere il secondo.
Paola
Beh ode all’eroina che porta il mio nome direi…mi somiglia un pò come caratterino…
Caro Manu,
ti scrivo questa letterina perchè li voglio vincerte io i quiz che proponi e non DVD e questo mi indisponre alquanto.
Per il resto, ho cominciato la mia frequantazione blog accapigliandomi con te ed è bello mantenere la tradizione.
A me Kill Bill 2 è piaciuto molto più del primo (già ti vedo: eh figurati, le è piaciuto TheDreamers…). Poi senza disperdermi vorrei dire una banalità. D’accordissimo con menarini che sostiene Tarantino sia un godardiano: lo è almeno nel disfacimento dell’unità temporale e nel mantenimento di quella concettuale. Lo è nella versione, per così dire, 2.0 della citazione, nel desiderio di fare scomparire le virgolette dalla citazione. Questo a parte, ovviamente, le godardate esplicite di Tarantino, che le sai mejo de me ed è inutile che sto a specificare. Un cordialissimo nonchè caloroso saluto.
accapigliamoci pure, cara. Anche a me il secondo è piaciuto di più del primo, anche se (o forse perché)il lavoro godardaino è più presente nel primo. Nel secondo l’apertura ai dialoghi, a una dimensione più propriamente “narrativa” lo fa uscire dall’essere un giocattolo pop teorico (non è solo quello e lo so).
L’eredità di Godard, se di questo si deve parlare, è più evidente non nel lavoro sulla citazione, ma sulla trasformazione in enciclopedia della citazione (oddio, questa è grossa) e con questo creare l’unica forma di cinefilia che sia possibile oggi. (Non quella sclerotizzata e “di papà” di The Dreamers, la frecciatina te la dovevo). Calorosi saluti anche a te, anche se non siamo mai riusciti a vederci, nonostante fossi anch’io al concerto dei Radio Dept.
manu
hanno rganizzato delle vere e proprie tavolate, i cervelloni della buona univeristà a cui faccio riferimento spesso nonostante non sia la mia, pensa te. E lì avranno dato sfogo a enciclopedizzazioni, cinema-mercato, post modernità, rigurgiti bachtiniani e chi più ne ha più ne metta. Volevo esserci, me lo immagino il jet set cinefilo cineamatore: uno preso nella parte del dissenziente (potrei anche dirti chi), l’altro assorbito nella difesa della pop -cultura, l’altro ancora a difendere e dissertare circa la dignità assolutamente moderna del capolavoro tarantiniano. Detta così, pare una specie di gioco di ruolo.
Interessante, ma non è che anche noi stiamo entrando nel gioco di ruolo? manu