VENEZIA 61, Stray Dogs, Marziyeh Meshkini. Due piccoli fratelli si aggirano per Kabul con un cucciolo di cane. La mamma in prigione perchè adultera, il padre perchè Talebano, i due per non vivere come vagabondi, cercherano di essere arrestati e imprigionati per raggiungere i genitori. La visione di Ladri di biciclette, li ispirerà. Film del neorealismo iraniano del clan Makhmalbaf (la regista ne è la seconda moglie), indeciso tra un realismo magico – dove commuovere mettendo sempre davanti alla macchina due bambini e un cane tanto tenero – e uno stile documentaristico niente male (le vedute dall’alto di Kabul o la lotta tra i cani). Qualche pregio, ma il fastidio prevale. Pericolosamente papabile per un premio, il film è stato presentato con regista e piccola protagonista in sala che ovviamente sono state sommerse di applausi. Il Dott. Noto me l’aveva detto di saltarlo…

VENEZIA 61, Le chiavi di casa, Gianni Amelio. Terzo e ultimo italiano in concorso e, diciamolo subito, un buonissimo film. Gianni incontra il figlio disabile Paolo, abbandonato 15 anni prima, e decide di andare a vivere con lui. Con una trama del genere c’era di che tremare, invece con estrema sensibilità e intelligenza, Amelio è riuscito a vincere una difficilissima sfida. Lo sguardo di Gianni (un bravo Kim Rossi Stuart) si sovrappone a quello dello spettatore che passa da un innocente ma implicito e ipocrita buonismo nei confronti del piccolo Paolo, alla costruzione di un vero e proprio rapporto. Difficile e pieno di contraddizioni, ma vero. Doloroso e sentito, il film ha il pregio di portare lo spettatore ad essere partecipe alla vicenda, senza mai richiedere la lacrima. I momenti di dialoghi padre e figlio (in cui penso si lasci spazio all’improvvisazione) riservano qualche risata. Passatemi l’espressione "logora e abusata", ma spesso quando parla Paolo, si ride CON lui. Bellissimo il finale e alti momenti di cinema nella sequenza del primo piano con sfogo della Rampling. Per chi ha visto o vedrà Palindromes: sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Amelio del film di Solondz. Amenabar dovrebbe vederselo in loop per due settimane. Magari impara qualcosa in quanto a onestà.

VENEZIA 61, Land of Plenty, Wim Wenders. Dobbiamo per forza farci dire da un regista europeo con esagerate dosi di spocchia "che fine ha fatto il sogno americano"? Direi di no. Confronto tra due parti dello stesso paese, quello dell’America paranoica post 11 settembre, e quello pacifista e religioso. Da una parte un pazzo paranoico alcolista reduce del Vietnam che parla da solo e che vede potenziali attentati appena incontra un arabo con un fustino del Dixan sottobraccio, dall’altra una giovane cresciuta in Africa e che ha passato gli ultimi anni della sua vita in Cisgiordania in una missione cattolica, che balla sul tetto di fronte del Million Dollar Hotel, chatta con i suoi amici della west bank e che è simpatica con tutti e aperta alle nuove civiltà (per esempio: va a un funerale di un arabo, si mette uno scialle in testa). Macchiettismo scadente in razzismo per un film dal look ultra giovane che ci vuole dire che in America ci sono un po’ di imbecilli paranoici, ma anche tanta brava gente. Una dozzina di finali (uno peggio dell’altro), uno dei quali dà un nuovo significato all’espressione "tarallucci & vino". Visto che discettare sull’America a Wenders non basta, si parla anche di una ricongiunzione familiare a base di letterine lette in voce over su bei paesaggi. Look fighissimo: tanto digitale svolazzante e musica cool a palla. Wenders: un bollito che non becca un film da una decina d’anni.

VENEZIA 61, L’Intrus, Claire Denis. Un uomo, dopo essersi fatto un trapianto illegale di cuore, vaga per il globo nella speranza di ricongiungersi al figlio. Quresta la trama del film della Denis, che dilata sempre di più i suoi tempi (130 minuti) e la sua idea di cinema, fino a risultare eccessivamente prolissa. Visto alle otto del mattino, può essere letale. Un buon trenta per cento del pubblico non ha retto e ha abbandonato la sala dopo un’ora. Almeno mi sono visto il momento cult del film, in cui Beatrice Dalle viene apostrofata con l’espressione "Bella lontra delle vallate". Interessante la prima parte, troppo lunga la seconda. Musica, ancora una volta, del chitarrista dei Tinderstick.

Stasera finisco i film in concorso con Hou Hsiao-Hsien e Im Kwon-taek. E c’è ancora Eros!!! Una domanda. Ma l’omaggio per il Leone d’Oro alla carriera a Stanley Donen, che fine ha fatto? Manca nel post Vital di Tsukamoto, molto molto bello, una spanna sopra a A Snake Of June, e l’interessante documentario Darwin’s Nightmare di Hubert Sauper, sul pesce persico del Nilo in Tanzania. Non ce la faccio… Ho incontrato Tadanobu Asanu e ci siamo stretti la mano, sorriso e inchinati per 10 minuti senza che io gli dicessi niente. Ero troppo in imbarazzo… che figo. Ciao a tutti.

FEDEmc

13 Comments

  1. anonimo
    Posted 10 settembre 2004 at 15:30 | Permalink | Rispondi

    il trailer italiano di stray dogs è di una bruttezza inaudita: è un riassuntino didascalico del film, con una voce narrante che ad un certo punto dice all’incirca “un capolavoro del cinema italiano li ispirerà”…bleagh
    però il film d’esordio della meshkini (il cognome la dice lunga sulla sincerità degli intenti di tutta la famiglia) era bello.
    lonchaney (sono il tuo fan numero uno, vero?)

  2. anonimo
    Posted 10 settembre 2004 at 15:32 | Permalink | Rispondi

    non c’entra un tubo, ma i tuoi amichetti hanno stroncato ORO ROSSO, IL MIGLIOR FILM iraniano degli ultimi anni, e uno dei migliori film in assoluto nell’anno scorso. sgridali (uno ce l’hai a portata di mano)
    lonchaney

  3. Posted 10 settembre 2004 at 16:03 | Permalink | Rispondi

    lonchaney: BUM!

  4. anonimo
    Posted 10 settembre 2004 at 19:24 | Permalink | Rispondi

    ridi, ridi…e goditi il criptoremake spompato di truman show (dicesi THE TERMINAL)…
    lonchaney (sogghignando)

  5. Posted 10 settembre 2004 at 19:38 | Permalink | Rispondi

    lonchaney, una piccola guida ai suoni.risata: “ahah”, o “eheh”.bum: l’hai sparata grossa.

  6. anonimo
    Posted 11 settembre 2004 at 16:35 | Permalink | Rispondi

    come sei didascalico day…
    lonchaney

  7. Posted 11 settembre 2004 at 22:42 | Permalink | Rispondi

    sarà il caso di dire “didattico”? prrrrrrrrrrr.

  8. Posted 12 settembre 2004 at 13:01 | Permalink | Rispondi

    ad amelio ben gli sta. io avrei detto a tutti i giornalisti/critici/pubblico/pubblichi entusiasti: “ma che mi frega del leone d’oro” e invece si è fatto cullare dalla vanità e dall’ego, che alla fin fine è mostruoso e abnorme come quello di wenders o de oliveira, e l’ha preso in culo.
    Prosaico.
    PS è corretto il lessico del post dottor day?
    baci
    DT

  9. Posted 12 settembre 2004 at 13:14 | Permalink | Rispondi

    perfetto, sig. toss. le comunico che la sala da biliardo ha riaperto.

  10. anonimo
    Posted 12 settembre 2004 at 15:16 | Permalink | Rispondi

    fede, dove sono i commenti agli ultimi due giorni?
    lonchaney

  11. anonimo
    Posted 12 settembre 2004 at 15:38 | Permalink | Rispondi

    ho appena scoperto che per il prossimo anno muller ha annunciato una storia segreta del cinema asiatico e una retrospettiva sull’immenso king hu.
    slurp

  12. Posted 12 settembre 2004 at 15:43 | Permalink | Rispondi

    si ci sarà anche un film mai realizzato dal titolo: IO SONO UNA MENTE GENIALE E VOGLIO VEDERE CHI MI SPODESTA DAL TRONO DI VENEZIA: DE HADELN, LA BIGNARDI, MORETTI, LEO GULLOTTA? SONO TROPPO BRAVO E VISTO CHE SONO POLIGLOTTA TUTTO IL FILM SARA’ PARLATO IN UZBEKO E SOTTOTITOLATO IN FARSI.
    Titolo un po’ lungo ma accidenti che slurp.
    DT

  13. anonimo
    Posted 13 settembre 2004 at 16:55 | Permalink | Rispondi

    che bello il turro contro tutti…quando muore fofi erediti la rubrica goff goff?
    potresti chiamarla turturr, e poi andare a fare un film con i coen…
    lonchaney

    p.s.: non lo dire al bertolin, ma su OLD BOY mi sa che sono d’accordo con te…

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