Dieci inverni, Valerio Mieli, 2009

Gli esordi nel nostro cinema sono pericolosi: spesso i giovani registi girano (non nel senso cinematografico del termine) per mesi, se non anni, e il loro progetto viene modificato dal produttore di turno, o da loro stessi, stanchi e stressati. Conosco poco delle vicissitudini di Dieci inverni, una coproduzione italo-russa basata su un soggetto vincitore del premio Solinas nel 2007: il film, però, alla fine è approdato a Venezia e si è portato a casa recensioni più che favorevoli. A ragione.

A ragione tanto più che il tema trattato è potenzialmente fatale: il film, infatti, racconta la storia di Camilla e Silvestro, incontratisi per caso su un vaporetto che porta i due per la prima volta a Venezia, appena maggiorenni, e li segue per dieci anni, tra la città veneta e Mosca, declinando il loro rapporto tra indifferenza, amicizia e amore non ricambiato. Ambientato temporalmente tra il 1999 e oggi, il film ha il grandissimo pregio di evitare qualsiasi riferimento all’attualità, sia dal punto di vista storico che cronachistico. In questo modo non si parla di “generazione X”, Y o Z, non si parla di precariato, non si parla di politica (anche perché se no si sconfinerebbe nel grottesco o nel surreale involontario, come – pare – nell’ultimo film di Maselli). Mieli è concentrato sui personaggi, come raramente si è visto fare nel cinema italiano di oggi. Le battute degli eccellenti Michele Riondino e Isabella Ragonese sono credibili, i loro caratteri mutano, sì, ma senza entrare in parabole da bildungsroman de noartri. Si ha una strana impressione di naturalezza, vedendo il film: il che, intendiamoci, non dev’essere il bene assoluto, ma è un risultato ragguardevole per un’opera prima che si prefigge di narrare un racconto intimo ed emotivo come questo.

Unica nota negativa? Il finale. Sembra che nel nostro cinema, manco fossimo nella Hollywood d’oro, il lieto fine sia d’obbligo, le tensioni debbano essere per forza stemperate, il cerchio debba quadrare. Ma in fondo è un piccolo neo, per uno dei film italiani più riusciti di questa stagione.

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3 Comments

  1. Posted 14 gennaio 2010 at 02:26 | Permalink | Rispondi

    Siamo poi così sicuri che il finale sia un “lieto fine”? Forse è un lieto inizio di qualcosa che non è detto abbia una lieta fine. :)

    • Francesco
      Posted 14 gennaio 2010 at 16:32 | Permalink | Rispondi

      è vero, tutto è possibile. ma del resto magari anche il principe azzurro, poi, era stressato dalla suocera. :)

  2. Posted 17 gennaio 2010 at 03:12 | Permalink | Rispondi

    Il principe azzurro ha chiesto il divorzio dopo neanche due anni di matrimonio, non lo sapevi? E la suocera non c’entrava niente. Semplicemente, sommo orrore!, si era accorto di non amarla più. ;)

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