Il nostro viaggio nel cinema italiano: Feisbum – Il Film, AA.VV., 2009

Premessa necessaria: Voi vi rendete conto della lungimiranza, vero? Solo quest’anno quel babbeo di David Fincher e quell’altro scrittorucolo da quattro soldi che è Sorkin hanno portato sullo schermo il loro The Social Network. Solo quest’anno il Time s’è svegliato e ha decretato che Mark Zuckeberg è “l’uomo dell’anno“. Bravi. Ci siete arrivati anche voi. Oaaaaaaaaaaaaaald. Per una volta, noi siamo arrivati prima. Ah! Che soddisfazione. Noi, nel 2009, avevamo già capito tutto e, pim pum pam, abbiamo realizzato l’istant movie Feisbum!  Un film a episodi, diretto da giovani registi – esordienti e non – che parla del fenomeno del momento. Ci è sembrato giusto quindi ritirarlo fuori in questo momento deligato, per far capire a tutto il mondo che razza di prodottini siamo in grado di fare quando ci vengono i cinque minuti. Data la natura del film, la parte più lunga della nostra solita scheda sarà ovviamente quella dedicata alla trama, dove sintetizzerò tutti gli episodi. Anzi, nemmeno tutti. Feisbum è composto infatti da otto episodi lunghi e da 5 microsequenze che si esauriscono veramente in soggetti a barzelletta. Tipo: il primissimo episodio del film è Finché Morte non ci Separi. Lei è imbambolata davanti al computer, lui si incazza e le fa una scenata, lei gli tira una randellata, lui anche, muoiono, fine! Capito? Per cui faccio solo quelli lunghi che qui manco mi pagano e io avrei anche una vita sociale da portare avanti. Anche se è un peccato perché adesso che ci penso, le microsequenze forse sono un po’ il meglio del film. Vabbé, poi vediamo. Comunque, quello che vi volevo dire è: non lasciatevi intimorire! Poi si procede come al solito! Pronti?

Trame degli episodi con aggiunta di sbrigativo giudizio:

Siempre! di Mauro Mancini: Andrea crea un finto profilo Feisbum per vedere se la tipa che l’ha scaricato è un po’ zoccola. La risposta è sì. Dopo un po’, con lo scopo di rivelare alla ragazza che è tutto una burla, le chiede di incontrasi nella vera verità della vita reale. Ma succede l’impensabile: casualmente passa di lì uno simile a quello del profilo inventato e la ragazza lo limona duro a prima vista. Il protagonista si dispera e le prende anche. Giovanilistico (i protagonisti sono liceali che fumano le canne e hanno i poster in camera) che mira ad essere  Brizziano, inteso sia come Enrico che come Fausto. Bruttino. La mamma di Andrea, una ex compagna che dice Siempre! in continuazione, anche se ora è una borghese col cagnolino in braccio, è Cecila Dazzi.

Manuel è a Mogadiscio di Giancarlo Rolandi: Gianni è un uomo solo. Bruttissimo, ha un lavoro che non lo soddisfa e vive ancora con la madre. La sua unica valvola di sfogo è Feisbum. Qui si è inventato un’identità parallela: nell’intraweb è Manuel, un dottore fighissimo in servizio a Mogadiscio, nel bel mezzo del conflitto. Solo in questo modo riesce a stringere rapporti con ragazze che altrimenti lo schiferebbero forte. Ma forse il piano di Gianni è più complesso di quello che sembra. Il migliore degli episodi: lo spunto iniziale è volutamente poco originale, ma viene riscattato da un buon colpo di scena. Gianni è quella gran faccia di Andrea Sartoretti (il Bufalo del Romanzo Criminale televisivo), che qui fa un gran lavoro sul corpo e sulle espressioni facciali. Niente male.

Maledetto Tag di Dino Giarrusso: il giorno prima di sposarsi, Antonio viene portato da un suo amico (interpretato da Pietro Taricone) in un localaccio losco coi trans. Le foto della seratina finiscono su Fesibum e rischiano di far saltare il matrimonio. La sposa infatti appartiene a una famiglia di politici influenti e ammanicati con la chiesa. Ma, si sa, alcune cose non succedono per caso.  Satira politica poco pungente e scontata. Nulla di interessante, se non vogliamo considerare che questa è l’ultima apparizione cinematografica di Taricone.

Jessica e Nicola di Mauro Mancini e Emanuele Sana: due bruttoni (lui è Massimilano Bruno, il Martellone di Boris) fanno sesso su Feisbum fingendo di essere dei figoni. Inutile, telefonato e con una recitazione tutta sopra le righe che dovrebbe fare simpatia e invece mette tristezza.

Indian Dream di Laura Luchetti: Gavino (Alessandro Roja, il Dandi di Romanzo Criminale) è un meccanico infoiato che pensa solo alla gnocca. Su Feisbum conosce una bellissima ragazza indiana di cui si invaghisce. Quello che non sa è che dietro a quell’avatar così seducente, si nasconde una buzzicona ben poco attraente. I due stanno per incontrarsi, ma la moglie di Gavino sa tutto e fa delle faccette buffe (che vorrebbero dire che ha escogitato un piano malefico). Volutamente esagerto, coloratissimo e quasi onirico. Un po’ in linea con le cose tutte matte di Roberta Torre o Pappi Corsicato, ma ovviamente compresso in pochi minuti. C’è dell’impegno e almeno ci si è sforzati per realizzare una messa in scena meno piatta del resto, ma il soggetto è proprio poverino.

Default di Alessandro Capone: Jano è un giovine ragazzo affetto da una bruttissima malattia: è dipendente dall’internet. Ma tipo che è appena uscito dall’ospedale! Appena tornato a casa, si rimette a fare quello che faceva prima. Come si sa, la droga è una brutta bestia. Passa tutto il giorno davanti a quattro schermi del computer a collezionare amici finti, con cui nella realtà non ci mangerà mai la zuppa. A un certo punto, viene contattato da Sveva, una misteriosa hacker che gli spiega un metodo per moltiplicare il numero dei suoi amici. Ma qualcosa va storto e Jano perde via via tutti i suoi contatti. Ma chi è nella vera verità la misteriosissima Sveva? Il punto più altissimo del film. Il vincitore assoluto del premio Doing It Wrong. Stilisticamente è simile a un incrocio tra una puntata de I Ragazzi del Muretto e una pubblicità progresso contro la droca degli anni Ottanta. Ma la cosa più bella è che chi l’ha scritto probabilmente non ha mai visto l’internet da vicino. Aridatece Sandra Bullock intrappolata nelle rete!

Gaymers di Emanuele Sana: Alex è uno stilista gay per niente macchietta. Tramite gli amici di Vera (Caterina Guzzanti) incontra Matteo che è un bel ragazzone che fa l’istruttore di pilates. I due escono insieme a cena. La tensione è insostenibile: ma Matteo è anche lui gay o no? Un corto comico giocato sugli equivoci dove Feisbum è stato inserito evidentemente a forza. Ininfluente.

Angelo Azzurro Reloaded di Serafino Murri: Ci si potrebbe fermare al lieve azzardo del titolo. Ma no. Il professore di Cinema Ettore si annoia. Un tempo era un sessantottino cazzuto, adesso è un anziano costretto a casa con una moglie che non ci sta più tanto con la testa. Tramite Feisbum, conosce Molly, una suicide girl che lo porterà nel degrado. Oh, gli dice proprio così: “Ti porto nel degrado!”. E mentre sono nel degrado, ovvero in un locale col karaoke, Ettore si ubriaca, si fuma le canne e riscopre quella sensazione ormai persa del divertirsi forte. Ma tutto è finto e posticcio! Ettore tornerà coi piedi per terra  grazie all’incontro con la sua vecchia fiamma Doriana, che lavora come barista e non sa manco cosa sia sto Feisubum! Molto brutto.

Ridi, ridi...

Ridi, ridi...

Fulmine di Pegasus (aka triplo dolly carpiato con avvitamento aka la scena ricca aka buttiamo due soldi su questa sequenza che facciamo il botto aka “la mia arte si esprime nella visione”): Formalmente il film è dignitoso. Siamo sempre dalle parti del televisivo, qualche episodio è un po’ sciatto, ma la forma è rispettata. Gli unici due che sembrano voler fare qualcosa di diverso dal solito sono Laura Luchetti (le sequenze oniriche di Indian Dream) e Giancarlo Rolandi (lo sguardo solitario su Gianni in Manuel è a Mogadiscio). Ah, c’è una gru all’inizio di Siempre!

Momento Centovetrine (alias la scena povera alias hai speso i soldi per il triplo dolly, adesso quest’altra la fai con un totale di 3′ e la illumini con la luce di emergenza Beghelli, e il fonico oggi non viene perché aveva un torneo di karate): lo split screen in Default, grazie al quale vediamo le mani di colui che scrive correre veloci sulla tastiera (schiacciando evidentemente dei tasti accazzo) e lo schermo del computer!

Finiremo all'inferno?

Finiremo all'inferno?

Dai, dai, dai che la giriamo (alias la scena in cui il film sembra decollare): Difficile dirlo. Si capisce immediatamente che il film sarà un pasticcio confezionato frettolosamente ma senza tante idee. Qualche timida speranza m’è balenata nel cervello  nel colpo di scena dell’episodio Manuel è a Mogadiscio. Ma è stata una pia illusione. Uh, uh, uh, a-ah, Illusion!

Enchanted Bunny (alias la scena in cui il film si suicida): ce n’è a buttare! Il problema principale è la totale mancanza di fantasia dei soggetti. Le possibilità che offre il social network non vengono assolutamente sfruttate, ma si finisce il più delle volte (tante volte) per appoggiarsi al tema “grazie al computer mi costruisco un’altra identità”. Modello Cambio dei primissimi Negrita. Questo ovviamente non aiuta il gradimento del film. Ma se dovessi scegliere una sequenza una, ovviamente opterei per le spiegazioni tecnologiche di Deafult che hanno veramente dell’incredibile. Quando Sveva spiega a Jano come aumentare il numero dei suoi amici in chat, scrive esattamente queste cose:

“… si fa così, li metto in una specie di limbo cache! C’è un giro che devono fare per bypassare il protocollo, ma ricompariranno dopo pochi minuti…”

Quando poi le cose non vanno come previsto e Jano perde gran parte dei suoi amici, Sveva spiega così il patatrac:

“È per via degli algoritmi: c’è una scala algebrica obbligata!”

Straordinario. La limbo cache è CLAMOROSA! Io sono tutt’altro che uno smanettone informatico, ma frasi del genere – capite anche voi – sono un po’ fortine. Come diamine si fa a mettere dialoghi del genere e pretendere di essere realistici? Perché?

Tarallucci e vino (alias c’è un conflitto? che cos’è il conflitto alias l’altro umiliato in sottotesto): In molti episodi quello che viene fuori è che esiste un mondo vero fatto di cose vere e di emozioni vere (un po’ come quelle di cui parlava la Tatangelo a X Factor) e un mondo posticcio dove tutto è finto e falso e MALO!

La società si prende le sue colpe? La colpa è di questo dannato computer con cui “certo, al giorno d’oggi si riesce a fare un po’ di tutto, ma il rischio dell’alienazione è dietro l’angolo, signora mia!”.

Indice di in-vaccabilità (alias quanto è riconducibile a: “è di destra o di sinistra?”): L’unico accenno alla politica è nell’episodio Maledetto Tag. La famiglia della povera Valeria (la ragazza che si deve sposare con quello che la sera prima era nel locale coi trans) è una famiglia maneggiona, affarona, mezza mafiosa, amica di Vescovi e Ministri evidentemente di destra. Brutta gente che predica bene e razzola male. Ah, a un certo punto la madre urla: “Non abbiamo mai avuto un comunista in famiglia nemmeno in fotografia!”. Giusto per non lasciare nulla all’immaginazione. Questo è l’unico riferimento del film alla politica.

Super user friendly

Super user friendly

Indice “Montale e i suoi limoni” (alias sfoggio di high culture a caso): Il più evidente è “l’omaggio” di Angelo Azzurro Reloaded al film di von Sternberg che veramente grida vendetta. Sempre nello stesso episodio, il protagonista trova il tempo di citare Godard (“Il Cinema è il Cinema) per poi rispondere a dei ragazzini che parlano solo di polizziotesco e affini: “Se cercate il vero trash, Edwige Fenech che imta Rita Hayworth ne la Patata Bollente!”. Non male anche Siempre! in cui il protagonista per sedurre la donna del suo cuore, ruba una frase tratta da Jules & Jim. Citazione colta stemperata dalla spalla comica del protagonista che pronunica François Truffaut esattamente come lo si scrive. Che trovata brillante! Evidentemente Mauro Mancini deve aver studiato “Truffaut nei partricolari” (questo è un inside joke ad uso e consumo dei colleghi del blog) perché poco dopo, la ragazza del cuore scrive in chat: “I 400 Colpi è meno maturo, ma ha una forza dirompente. Lì è tutta la poetica del Maestro!”. Al che il nostro protagonista, che ovviamente non sa un cazzo della poetica del Maestro, risponde copiando dall’internet: “È il suo sguardo da bambino sulla realtà. Si potrebbe dire ‘Il Fanciullino‘”. Capito? Capito cosa ci vediamo noi per il vostro sollazzo?

Indice di Tarantinabilità (alias c’è qualcosa che tra vent’anni ci sembrerà troppo avanti?): Ovviamente le bellissime digressioni tecnologiche espresse in Deafult. Scherzo.

Maggio 2007 (alias segnali di calendario possibile alias tette laterali): Pochissima roba: si vedono giusto due tette anonime (non si vede il volto della proprietaria) e due sederi perizomati in Maledetto Tag.

E Manfredi, il più sfacciato (alias il violento product placement): tutti i computer che si vedono sono dei Notebook Sony VAIO. E le riprese sulla marca sono incredibilmente insistite e di tale raffinatezza.

A coso, hai illuminato la marca? Se vede?

Ce lo meritiamo? L’idea dell’istant movie su Facebook è stata assolutamente geniale. Il risultato però è incredibilmente deludente. Peccato.

IMDB | Trailer


2 Comments

  1. paolo
    Posted 27 gennaio 2011 at 15:52 | Permalink | Rispondi

    Forse l'”Angelo azzurro” cui fanno riferimento è quello di Umberto Balsamo:

    Non l’ho visto e me n’è venuta voglia, ma comunque mi pare che confermi una mia vecchia idea: che la sperimentazione sui cast e sui tipi da noi si fa o in tv o in questo tipo di film. O mi sbaglio?

  2. babidec
    Posted 27 gennaio 2011 at 22:21 | Permalink | Rispondi

    non ti sbagli.

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