Di fronte alle vicende che si dipanano da quel 12 dicembre di quarantatré anni fa si rimane sconcertati. Decadi di processi, di insabbiamenti, piste false, piste falsate, sentenze che si susseguono negandosi l’un l’altra. Giordana, che scrive il film insieme a Rulli e Petraglia, si è trovato prima di tutto di fronte alla necessità di scegliere cosa raccontare: la trama del film racconta la strage di piazza Fontana e il rapporto tra Calabresi e Pinelli, concentrandosi quindi sulle prime investigazioni (la cosiddetta “pista anarchica”) e sulle loro prime mancanze (che portarono alla “pista nera”), arrivando infine all’ipotesi (accertata) del coinvolgimento dei servizi segreti. Romanzo di una strage mette in scena l’Italia a cavallo tra ’60 e ’70 esattamente come te l’aspetti, con uno sguardo ancorato al presente che tira il collo fino a che può per vedere da vicino il passato e le Figure che sono rimaste nella memoria, anzi, le Figurine.
Più che il Pinelli-buono di Favino, o il Calabresi-buono di Mastandrea (“arricchito” da un’inutilissima Laura Chiatti nel ruolo della moglie Gemma, tanto per non fare vedere il commissario sempre e solo in ufficio), lascia sconcertati il modo in cui nel film si raffigura Moro, interpretato dal solitamente ottimo Fabrizio Gifuni. Sembra che le indicazioni di regia derivino da una specie di “bolla semantica” che deriva dalla paziente setacciatura di milioni di pagine scritti sull’uomo politico della DC, “raccogliendo” alcune parole-chiave: Moro-saggio, Moro-con-il-senso-dello-Stato, Moro-che-si-confessa, Moro-dolente, Moro-religioso, Moro-in-chiesa. E quindi il modo in cui Romanzo di una strage mette in scena una figura complessa e (come ogni politico) non univoca, è paradigmatico del rapporto che il film ha con la sua materia.
Passi, infatti, la semplificazione: come si è detto, da quel giorno di dicembre del 1969 tutto è cambiato e, anche solo seguendo un filo legato alla bomba di piazza Fontana si potrebbero riempire miliardi di chilometri di pellicola. Il problema del film (ricorrente nel cinema del terzetto che firma soggetto e sceneggiatura) è la messa in scena: un Aldo Moro, si diceva, ritagliato col cartoncino, che imita il vero politico pugliese senza nemmeno tentare un’interpretazione (nel vero senso del termine) dello stesso. Una scansione narrativa che non fa altro che spiegare e fascicolare (con dei “titoli di capitoli” francamente imbarazzanti), con la musica che ti aspetti che entra un momento dopo quello in cui ti è parso di sentirla. Spiegoni qua e là , battute pronunciate in maniera tale che ti pare che, nella parte bassa dello schermo, debba comparire il punto di un articolo, saggio o verbale dal quale quelle parole sono state effettivamente estratte. E poi l’ossessione del visibile, vera pecca del cinema di Giordana, ancora una volta declinata in senso “spettrale”. L’apparizione del “fantasma” di Pinelli al commissario Calabresi non potrà che fare tornare alla mente l’analogo momento da”ghost story” de La meglio gioventù dove, se non ricordo male, a comparire era il personaggio (defunto) interpretato da Alessio Boni.
Viene naturale chiedersi se Romanzo di una strage possa avere almeno una qualche valenza didattica: forse, verrebbe da dire, ma anche le ampollosità di Lucarelli nella puntata di “Blu Notte” dedicata alla strage della Banca dell’Agricoltura sono meno fastidiose dei didascalismi di questo film.
12 Comments
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
D’accordissimo su tutto…
Film semplicistico..
Unico appunto
Moro era pugliese (ma immaino che il “sardo” sia un lapsus freudiano legato al suo grande amicone CICCIO COSSIGA)
Errore imperdonabile. Cprreggo appena posso. Grazie.
pur tuttavia,mi ha fatto salire un’ansia recondita.
comprensibile… che Paese allucinante.
Onestamente parlando,ho studiato a fondo altre materie nell’arco della mia vita,la storia contemporanea la conosco a grandi linee e non posso entrare nel merito di una discussione a riguardo.Però quello che il film lascia a intendere(se pur ovviamente all’acqua di rose,ma questo mi pare un’operazione di salvaguardia evidente)è spaventoso,ripugnante.Come solo possono essere i giochi di potere di chi muove le sorti delle nazioni come se fossero tanti piccoli teatrini a fili.
Mi sono ripromessa di documentarmi,non è corretto essere ignoranti sulla storia del nostro paese,c’è molto da studiare per darsi le risposte che LORO non ci vogliono dare.
Guarda, se ti può essere d’aiuto il libro e la serie di inchieste televisive intitolate “La notte della Repubblica”, di Sergio Zavoli, sono tuttora molto valide, a mio parere.
Trovi il libro su Amazon (http://www.amazon.it/notte-della-Repubblica-Oscar-bestsellers/dp/8804401907/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1333878007&sr=8-1) e il programma su YouTube (http://www.youtube.com/results?search_query=la+notte+della+repubblica&oq=la+notte+della+re&aq=0&aqi=g10&aql=&gs_nf=1&gs_l=youtube.3.0.0l10.50361.53316.0.56278.17.15.0.1.1.0.716.3772.4j5j1j0j1j2j1.14.0.).
Lo avevo gia’ adocchiato,prima passo in libreria,ti ringrazio sei gentile:-)
Eppure il trailer mi aveva incuriosita e non poco. Volevo andare a vederlo a giorni, però un po’ mi fai desistere…
Diciamo che come “ripasso” di quelle vicende va comunque bene, ed e’ sempre meglio parlarne, eh. Mi convince poco dal punto di vista cinematografico, questo sì.
Come mai?invece a me tecnicamente mi e’ piaciuto,anche se ci sono degli errori di citazione,soprattutto negli oggetti,auto e altro.
Per il resto il mestiere di un buon regista secondo me e’ anche quello di mettere degli asterischi e suggerirti di approfondire…cmq il migliore suo per me rimane La meglio gioventu’,un gran bel film.
Ps.scusatemi il A ME MI,mattino presto,sonno e distrazione…argg
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