Orizzonti – The U.S. Vs. John Lennon di David Leaf e John Seinfeld
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Oggi che essere intercettati è più che una possibilità ma un fatto, fanno sorridere – amaramente – le paranoie di Lennon.
Pessima la ricerca di pathos finale saltando di sette anni per arrivare alla morte di Lennon, quando il tema era molto ristretto temporalmente (1968 – 1974). Inspiegate in modo non molto corretto lo scioglimento dei Beatles (neanche citato) e perché, nonostante tutte le mobilitazioni e le cattiverie, e i giovani, Richard Nixon vinse alle presidenziali del 1972. Non sarà che le canzoni non possono cambiare il mondo?
Bella la passione e interessante il sottotesto, che ho visto forse solo io, di come la notorietà di Lennon in fondo fosse usata come un’arma dai “politici” dei movimenti.
Venezia 63 – The Black Dahlia di Brian De Palma
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Ma non è un film freddo o mentale: si prende i suoi tempi, le licenze dal romanzo di Ellroy – che peccato a volte a schiarire il torbido dei personaggi e delle situazioni – e la capacità di essere avvolgente e ipnotico. La coppia d’oro del lido è troppo giovane e poco oscura, mentre gli “attori non protagonisti" sono strepitosi: il migliore della sua generazione, Aaron Eckhart, la bellissima e lei sì conturbante Mia Kirshner (i provini a cui è sottoposta sono diretti dalla voce dello stesso De Palma, mi pare), e la sempre affascinante Hilary Swank.
Un inizio intenso, comodo alla prima visione, ma che necessita pensiero e altre visioni, e un buon augurio per la mostra.
Manu
2 Comments
grande manu!!!!!
incredibile quanto sei tempestivo
Che strano film… sembra ispirato non solo all’epoca ed alla letteratura sull’epoca, ma anche alla filmografia: personaggi tagliati con l’accetta, sguardi indimenticabili, poliziotti duri e corrotti ma alla fine più che altro travolti da un destino bulldozer, drammi e crudeltà, e soprattutto frasi ad effetto e l’uso della parola “smidollato” (chissà se anche in americano quella battuta aveva un sapore così retrò…).
Solo che non si capisce bene, in alcune scene, se l’effetto è voluto e in che misura: quando Bucky soppesa la borsa del ghiaccio davanti al forno e all’amico morto e dice “fuoco e ghiaccio…” con quell’enfasi, a me veniva da ridere, come mi farebbe sorridere una scena di Mitchum che fa Marlowe, ma 30 anni fa… insomma, l’impressione è che non tutto funzioni proprio a dovere. D’accordo sugli attori, meglio Hartnett dei due che almeno lo sguardo “tosto” ce l’ha, lei proprio non ha la faccia né il repertorio adatto.
Bel film da vedere comunque
Ferroviere siderale