Nowhere Boy, Sam Taylor-Wood, 2009

L'hai presa? No, perché è una citazione...

Magia del cinema ispirato e sentito e a lungo meditato, che ci riporta indietro indietro nel tempo! Lulululululu (effetto flashbach), ci riporta indietro fino a quel bel periodo in cui nelle sale uscivano Ray (immortale la recensione di nonmiricordopiùchi in cui si diceva che Ray funzionava perché ci faceva vedere quello che il protagonista non aveva potuto vedere) o Quando l’Amore Brucia l’Anima (“Johnny… ti stai bruciando, bruciando, bruciando!”). O, aspettate!, vi ricordate I Colori dell’Anima – Modigliani? Frida? Quanti bei film! Quanti metri e metri di pellicola buttati al vento, nel tentativo di ricreare quel momento, quel particolarissimo momento, in cui il genio si manifesta al mondo in tutta la sua geniezza. In tutta la sua genitudine.

Che bei momenti!

Che bei momenti!

Nowhere Boy, film d’esordio – ispirato e sentito e a lungo meditato – della regista Sam Taylor-Wood, racconta la storia di John Lennon prima che diventasse John Lennon. Lo scopo, oltre a quello dell’omaggio verso un’artista evidentemente caro alla regista, è quello di andare a spiare nella parte meno nota della vita del futuro Beatles per vedere se c’erano già i segni, gli indizi, di quella che poi si rivelerà essere la personalità artistica complessa e affascinante che tutti noi conosciamo. Quello che potremmo chiamare la Shakespeare in Love Investigation. Avete visto la locandina del film? C’è il giovane Lennon che cammina con dietro di lui due cartelli: Strawberry Field e Penny Lane. E lo spirito di film del genere è tutto qui. Oh, John Lennon tutte le mattine passava di lì e quindi poi ha fatto quella canzone lì! Troppo interessante!

Nel caso la citazione di prima non fosse stata chiara.

Nel caso la citazione di prima non fosse stata chiara.

Cominciamo col dire che del film ha goduto di una buona pubblicità grazie al protagonista Aaron Johnson. Nato nel 1990, questo giovinastro figaccione inglese s’è già visto sul grande schermo nel discutibile Kick Ass e in Chatroom, ultimo film (nel senso che probabilmente non gliene faranno mai più fare un altro) di Hideo Nakata. Ma soprattutto – mentre in molti lo indicavano come futura  stella del cinema – ha deciso di fidanzarsi proprio con la regista di questo film, nata nel 1967. Lui 20 anni, lei 43. Lei lo dirige nel film della sua vita, lui diventa John Lennon davanti ai suoi occhi, si innamorano. Che bella storia. Eh? Non trovate? Non vi viene tantissima voglia di scrivere un articolo su questa bellissima storia?

Ebbene sì.

Ebbene sì.

E niente, Nowhere Boy racconta l’adolescenza di John Lennon. Dovete sapere che John lennon abitrava con la zia Mimi (Kristin Scott Thomas) che era un po’ una bacchettona del tipo che stava la sera sulla poltrona a leggere i libri ascoltando la musica classica! Vi rendete conto? La musica classica! E dentro John invece urgeva questo spirito ribelle che però non si riusciva bene a indirizzare. E poi muore lo zio George, e al funerale John rivede la sua vera madre. La vera madre di John Lennon (Anne-Marie Duff) lo vedi da distante chilometri che è una balorda. C’ha i capelli rossi, la faccia furbetta a metà strada tra il “che bello il mondo che ci circonda” e il “Stommaleeeeee!”. Ma a John manbca qualcosa, per cui si riavvicina alla sua vera madre che gli fa scoprire il rock ‘n roll, Elvis, i locali con i juke box, le birrette e la ribellione. E anche se la mamma ce l’ha scritto in faccia che nella sua vita ha fatto una megacazzata che prima o poi verrà fuori, i due si vogliono benissimo. E John comincia a farsi la banana rockabilly, a mettersi i giubbotti dei giovani ribelli, a sentire i 45 giri di Screamin’ Jay Hawkins a tutto volume! Poi, c’è quel momento lì. Poi la madre un giorno gli mette in mano un banjo. E John Lennon mi diventa John Lennon. Guizzo registico! Tutto attorno a lui si muove veloce veloce, ma lui no! Si muove a un altra velocità. Perché è perso nella musica.

La mamma di John Lennon nella fase "è tutto bellissimo!"

La mamma di John Lennon nella fase "è tutto bellissimo!"

Poi John mette su un gruppo. Dopo il primo concerto arriva uno e gli dice: “Oh John, questo è un mio amico bravissimo con la chitarra! Secondo me dovreste troppo suonare insieme! Si chiama… Paul!” E lo spettatore smaliziato è tutto contento perché ha già capito che non si tratta di Paul Rossi, ma di Paul McCartney! John e Paul diventano amicissimi. Si fanno le confessioni quelle che si fanno solo gli amici intimissimi. Fanno il primo concerto insieme. A fine concerto Paul va da John e gli dice: “Oh, John, ti presento uno bravissimo a suonare la chitarra che secondo me troppo dovremmo farlo suonare con noi! E il suo nome è… George!”. E insomma, ci siamo capiti. Ma tutto questo dura dieci minuti. I restanti noiosissimi 83 sono spesi raccontando il rapporto di John con la mamma e la zia. Viene fuori la cazzata che ha fatto la mamma in gioventù, quindi c’è il distacco. Poi però c’è il perdono, il riavvicinamento e – taaaaac – l’evento traumatico e luttuoso. E poi a un certo punto c’è il momento in cui John Lennon è finalmente cresciuto, è un uomo tutto d’un pezzo e sta per partire verso Amburgo, dove comincerà a scrivere la Storia della Musica. Esce di casa e la zia (e noi con lei) lo vede dentro! Lo vede per quello che è, come quel piccolo ragazzino con la testa tra le nuvole, un po’ pazzariello che non voleva mettersi mai gli occhiali. Una rottura di coglioni senza precedenti. Ah, c’è una grossa cura verso la parte musicale!

Dannato hipster!

Dannato hipster!

IMDB | Trailer

2 Comments

  1. Papessa
    Posted 6 dicembre 2010 at 13:24 | Permalink | Rispondi

    Dì, quante bestemmie hai detto nel corso della visione?

  2. eleonora
    Posted 9 dicembre 2010 at 15:16 | Permalink | Rispondi

    tu ti sarai rotto i coglioni a vedere il film, ma io mi son molto divertita a leggerti! quasi pari patta, dai!

One Trackback

  1. […] da Sam Taylor-Wood dopo che costei ha avuto la bizzarra idea di spacciarlo come John Lennon in un film di rara inutilità. Il nostro eroe sfighetto ride istericamente e apre una chatroom, resa in video come uno spazio […]

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