Inception (Christopher Nolan, 2010)

Ripassare Blade Runner innanzitutto, con le immagini oniriche al posto degli androidi. Riguardare Memento per quelli che sono fissati con la teoria degli autori, e per cercare di capire in che meccanismo caotico ma organizzato ci si sta infilando. Poi prendere i meccanismi del sogno e della soglia dell’ultimi Lynch e ingegnerizzarli, per dimenticarli subito dopo. Prendere Lost e superarlo a destra, facendo una penna tirando fuori il dito medio e con l’altro scaccolarsi e dire “tu non sei capace papppappero” e poi fare il giro della morte su stessi, fermarsi a prendere un camogli e poi risorpassarlo tranquillamente a sinistra.

Questa è la preparazione. Il risultato è qualcosa che si avvicina alla bomba, la maggiore complessità unità a spettacolarità possibile che il cinema globale può fornire, e che il pubblico può digerire. Dimenticavo, citazioni e suggestioni kubrickiane sparse qua e là (labirinti, vecchi a letto…)

Siamo dalle parti di Matrix, il primo non le cialtronate che sono i due sequel, e probabilmente ci toccherà subire l’invasione di pubblicazioni tipo “Inception e la filosofia”, “Freud e Inception”, “Inception: il nuovo paradigma dell’onirismo”. Ma questo è perché la trama a incastro è ancora quella che seduce i pensatori che prendono il cinema per discettare di logica. Perché probabilmente ridefinirà molte cose nella fantascienza.

Comunque, quando invece troveremo una pubblicazione che spiegherà con coscienza perché la scazzottata in assenza di gravità in un corridoio di un albergo è una roba che farà altro che i proiettili con scia di Matrix allora ci inchineremo. Vietato usare cose tipo de-corporeizzazione, incorporeità, corpi liquidi e gassosi o cialtronate del genere

Però sgombriamo il campo da equivoci: non si tratta di puro onirismo, di scivolamenti e dubbi. Non è Inland Empire, e non lo vuole essere. Vuole essere visto e digerito da un pubblico che sia quello di Lost, di massa ma capace di interessarsi a schemi e sistemi di cui trovare una soluzione, non da pochi a cui piace (come il sottoscritto) baloccarsi con l’idea di indecidibilità e soglie di mondi.

Il film, fa ridere affermarlo ma potete ridere liberamente, è “semplice”, se ci accordiamo sul significato del termine semplice. Cioè, non si è tormentati ad ogni inquadratura sul “ehi, ma cosa sto vedendo? Quale sogno è? Chi sono i personaggi?”.

La visione richiede attenzione, ma non si diventa pazzi a trovare i pezzi di un puzzle: non è un puzzle da risolvere, ma un meccanismo da seguire.

C’è un dubbio generale disseminato dall’inizio che vaga sull’intero film: sto vedendo qualcosa di reale o no? Ma siccome l’ipotesi è tutto un sogno è da diagnosi di psicosi, quindi all’inizio si risponde, come è richiesto dal testo che “sì, vedo una realtà”.

Realtà composta da grandi corporation e da possibilità di navigare collettivamente nei sogni, ma realtà. Al massimo, questa assunzione viene messa in crisi alla fine, ma non è mai di pertinenza della singola scena, della singola inquadratura, della singola azione.

Se uno spettatore è attento, sa sempre dove si trova: se nella REALTÀ, nel SOGNO1, nel SOGNO2, nel SOGNO3 o nel LIMBO.

Non è questione di sapere dove si è, ma di vedere come tutti questi livelli si compongono. Quindi, se dovete fare una tesina, fatela sull’uso del concetto di deadline, portata al cubo.

Nel senso, di norma si ha: “ehi, abbiamo 24 ore per salvare la principessa prima che il pianeta esploda”.

Qui si ha: “Dobbiamo trascinare uno fuori dal limbo, facendogli aprire una cassaforte prima che le cariche esplodano in una fortezza tra le vette, prima che uno faccia esplodere un ascensore, prima che un camion precipitato da un ponte tocchi l’acqua, prima che un aereo atterri negli Stati Uniti”.

E se uno considera che la deadline è una delle figure classiche del cinema hollywoodiano, si capisce che Nolan non vuole coinvolgerci in dubbi amletici sulla visione, ma ammirare la potenza di un plot e dell’espansione dei mondi.

È come se Cameron e Nolan incrociassero i peni in segno di reciproca stima, ma con voglia di combattere l’un l’altro: uno crea un mondo e una visione, l’altro mette in ordine mondi sovrapposti in un meccanismo. Ma non creiamo contrapposizioni da giornalai.

L’unico dubbio se lo concede sul finale: ma non lo fa per reale dubbio, ma perché sa che qualsiasi scelta avrebbe deluso il pubblico, e perché alla fine dare una risposta definitiva avrebbe contraddetto l’inquietudine di fondo su quello che si sta vedendo.

Decker è un andriode o no? La domanda deve rimanere, così in sottofondo. Come qui la domanda sul fatto se il finale sia un sogno o no.

E la cosa a cui più somiglia cos’è: lo stereotipo finale di molte serie attuali: l’equilibrio ritrovato del mondo sulle note di una canzone pop. Il mondo trova la sua unità e tutto ritorna a funzionare.

Inception è la dimostrazione che il cinema può funzionare meglio di Lost, se la mettiamo giù dura.

Ah, e non credete a quelli che diranno freddo, cerebrale, senza cuore. Potrebbe anche essere, ma un bel chissenefrega ci sta tutto. Comunque, sono quelli che tifano per quelli impediti di Amici.

Trailer | IMDB

7 Comments

  1. Posted 27 settembre 2010 at 18:01 | Permalink | Rispondi

    Superbo.

  2. Posted 27 settembre 2010 at 20:07 | Permalink | Rispondi

    Clap clap dude.

  3. Marco
    Posted 28 settembre 2010 at 19:06 | Permalink | Rispondi

    Sarà pure un bel film ma per adesso stenta a decollare leggi: ( http://oknotizie.virgilio.it/info/39a14ad43c62be82/inception_con_leonardo_di_caprio_piu_di_750_milioni_di_euro_di_incasso_globale_record_-_guarda_il_trailer.html ). Grazie.

  4. rita
    Posted 28 settembre 2010 at 22:06 | Permalink | Rispondi

    Cioè m’insulti se ti dico che è cerebrale e freddo?
    La chiusa non è all’altezza del pezzo. Un inutile scivolone.

  5. Federico
    Posted 29 settembre 2010 at 11:27 | Permalink | Rispondi

    a proposito di film complicati da sbrogliare, consiglio di recuperare
    “Timecrimes”
    http://www.imdb.com/title/tt0480669/

  6. dario
    Posted 29 settembre 2010 at 17:14 | Permalink | Rispondi

    bel pezzo. ciò detto una curiosità. vista la categoria assegnata al pezzo, ti chiedo: ma davvero non l’hai visto in sala?

    ps
    la questione freddezza/cerebralismo sta più a cuore qua che, per dire, in i soliti sospetti (dopo la cui visione nessuno si sogna di lamentarsi della freddezza, pur sussistente), secondo me, perché è fantascienza e per definizione una malinconia, una riflessione sull’umanità intera e blah blah ce la si aspetta. non che io sia d’accordo ad aspettarsi alcunché.

  7. manu
    Posted 29 settembre 2010 at 18:00 | Permalink | Rispondi

    Ho fatto solo un piccolo errore di categorizzazione.
    Provvedo a correggere.
    La riflessione, anche se cerebrale, induce sempre un’emozione.
    La chiusa finale era una battuta, semplicemente. Forse per tante volte che mi sono sentito dire “senza cuore”. Poi, mica è un insulto, ognuno è libero di tifare chi vuole in Amici…

6 Trackbacks

  1. By Vitaminic – Siamo tornati! on 6 ottobre 2010 at 16:05

    […] Il primo film in scaletta non poteva che essere Inception, di Christopher Nolan, con Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Ellen Page e Marion Cotillard. Un film che ci ha dato godimento, in genere. C’è chi è più esaltato e chi meno, ma non vogliamo credere che non l’abbiate ancora visto. Siamo certi che si parlerà ancora molto del film, negli anni a venire: lo dice anche Manu sul nostro blog. […]

  2. […] Nella prima puntata, ecco a voi Tommaso alle prese con Inception. […]

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  4. […] DAMS e Scienze della Comunicazione – La pecora nera, di Ascanio Celestini – Inception, di Christopher Nolan – Il cigno nero, di Darren Aronofsky – Machete, di Robert Rodriguez ed Ethan […]

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